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L’interesse italiano per l’Onu ha costituito un aspetto della generale propensione per la diplomazia multilaterale manifestata dalla classe dirigente antifascista nel secondo dopoguerra. Come media potenza, l’Italia ha valorizzato il ruolo delle organizzazioni internazionali perché al loro interno ha potuto far sentire la propria voce e ha realizzato importanti obiettivi di politica estera. Sulla base di un’ampia ricerca archivistica, il volume analizza motivazioni e caratteristiche della condotta italiana a Palazzo di Vetro negli anni della coesistenza competitiva. L’autrice indaga l’approccio con il quale i diversi governi repubblicani, nel passaggio dal centrismo al centro-sinistra, hanno affrontato il rapporto con il Terzo Mondo e con gli alleati occidentali all’interno dell’organizzazione, conciliandoli con gli interessi nazionali e con le questioni politiche interne. Dal lavoro emerge il ruolo che l’Italia ha assegnato all’organizzazione e le modalità attraverso le quali ha affrontato le istanze di rinnovamento emerse durante i dibattiti. In tal senso, l’analisi dell’attività italiana alle Nazioni Unite costituisce una interessante prospettiva per valutare le scelte di politica internazionale del paese.